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Nome |
CICERCHIA PORPORINA |
Altri nomi volgari |
Cicerchia articolata. |
Taxon |
Lathyrus articulatus L. |
Famiglia |
Leguminosae |
Etimologia |
Lathyrus è la latinizzazione di un antico termine greco, lathyros, indicante sia una pianta non identificata, provvista di legumi, sia la sostanza eccitante estratta dalla stessa.
Il termine articulatus richiama le strozzature (articolazioni) del frutto. |
Caratteri botanici |
Pianta erbacea, annua, glabra con fusti rampicanti alati.
Le foglie inferiori sono ridotte al solo asse, quelle mediane e superiori sono provviste di cirri e costituite da 3-4 paia di foglioline lineari-lanceolate.
I fiori, hanno il calice tubulare, dentato, lungo ca. 7 mm e la corolla rossa, 12-15 mm, tipicamente papilionacea, con ali bianco-rosee.
In primavera maturano baccelli lineari-oblunghi simili a quelli del Pisello, ma più corti (ca. 5 cm di lunghezza) e con evidenti strozzature. |
Habitat |
Boschi, campi e luoghi erbosi aridi. |
Parti commestibili |
I semi. |
Uso alimentare |
Lessi Minestre Crudi
La raccolta dei baccelli della Cicerchia porporina per fini alimentari, oggi, non è una pratica diffusa fra la gente dell`Etna. In passato, invece, tale usanza era ampiamente esercitata, specialmente durante la carestia connessa all`ultimo conflitto mondiale (BARBAGALLO et al., 1979). I baccelli, raccolti, si sbucciano e i semi in essi contenuti si cucinano come i piselli.
Quando i baccelli sono teneri, i semi possono essere consumati anche crudi, il loro sapore è discreto. |
Commercio |
CICERCHIA PORPORINA |
Diffusione |
Questa specie ha un areale limitato alle coste mediterranee, in Italia si riscontra in Sicilia e Sardegna, più raramente in Liguria e Basilicata; essa pertanto non viene presa in considerazione dalla letteratura fitoalimurgica nazionale.
Alcuni Autori (BIANCO e PIMPINI; BRANCA, 1991) segnalano, invece, l’impiego come verdura di Lathyrus sativus L., specie affine, presente, però, in quasi tutto il territorio. |
Osservazioni |
- Le Cicerchie orticole.
Le specie Lathyrus sativus L. e L. cicera L., dette in volgare, rispettivamente, Cicerchia comune e Moco, sono soggette a coltivazione sia in Italia che in varie parti del mondo. La Cicerchia comune è una leguminosa foraggera i cui semi sono destinati anche all`alimentazione umana. Tuttavia, nel nostro Paese, la sua coltivazione è in forte declino, mentre è fiorente nel Medio Oriente, Africa e America del Sud (BALDONI e GIARDINI, 1981).
- Preoccupazioni per il latirismo.
L`uso alimentare prolungato della Cicerchia e del Moco provoca l’insorgere di una sindrome neurologica, detta latirismo, consistente in disturbi della motilità degli arti inferiori e nell`alterazione della sensibilità generale. Ne è causa una sostanza tossica (b-aminopropionitrile) presente nei semi, che inibisce l’enzima lisil-ossidasi e agisce a livello del midollo spinale. Il latirismo è, al giorno d’oggi, praticamente scomparso a causa dell`uso ormai sporadico di queste leguminose nell’alimentazione umana, uso, peraltro, vietato dalla legge. |
Nomi dialettali |
Adrano: |
Fasola
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Belpasso: |
Fasuledda |
Biancavilla: |
non rilevato |
Bronte: |
Puseddu sarbaggiu |
Castiglione: |
Pusedda sabbaggia |
Linguaglossa: |
Specie ritenuta non commestibile nel territorio |
Maletto: |
Vizza |
Milo: |
Pusedda sarbaggia |
Nicolosi: |
Fasuledda sarbaggia |
Pedara: |
non rilevato |
Ragalna: |
Fasoli |
Randazzo: |
Fajoru |
San Giovanni: |
non rilevato |
Santa Venerina: |
Vizza |
Zafferana: |
Vizza |
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