IL PERIODO
FASCISTA
Nel 1922 la legge Micheli diede possibilità allo Stato di
espropriare le terre incolte e quindi creò fermenti di
malcontento nei liberali, latifondisti; Riposto non avendo
latifondi si trovò a non essere investito da questo malcontento.
A quel tempo i Ripostesi si riunivano attorno alla Società
Operaia, di estrazione apolitica, al Circolo Popolare (cattolico),
al Circolo Democratico (laico), al Circolo Cittadino (apolitico),
alla Camera del Lavoro (socialista) inoltre esistevano: una
Sezione del Partito Socialista Italiano, diretta dal suo
segretario Nino Arcidiacono; una sezione del Partito Democratico
e una sezione del Partito Liberale, mentre i pochi comunisti non
avevano sezione.
Tra tutti i partiti politici, il Partito Socialista Italiano era
quello che piú di ogni altro aveva fatto presa nelle masse
operaie della campagna e negli intellettuali a Riposto; ciò era
dovuto all'opera di Edoardo Pantano, militante di sinistra, che
aveva fatto lievitare le nuove idee portate poi avanti dai suoi
seguaci.
Fino all'estate del 1922, cosí come nel resto della Sicilia, a
Riposto le idee fasciste non avevano avuto successo e, quando nel
1921 i seguaci siciliani di Mussolini si riunirono in congresso,
tra di loro non vi erano ripostesi, mentre l'opinione pubblica
locale fu colpita dalla estromissione da parte dei fascisti del
sindaco socialista di Ragusa. Alle elezioni del 1921 i fasci non
avevano vinto nessun seggio in Sicilia, ma nel 1924, con l'aiuto
dei liberali e di Orlando presero 38 deputati su 57, di fronte a
due deputati socialisti ed uno comunista; fu di questo periodo la
prima infiltrazione fascista a Riposto che culminò nel
plebiscito del 1934 quando anche i Ripostesi si assoggettarono al
volere del potere fascista, votando tutti "si" al
regime.
È di certo che alla marcia su Roma parteciparono almeno due ripostesi
e che la conquista del Comune di Riposto venne fatta da una
squadra fascista composta da 15 uomini originari dei comuni etnei.
Questi trasformarono in dopolavori tutti i circoli, chiusero le
sezioni dei partiti, minacciarono i loro esponenti, e in
particolare il segretario del Partito Socialista Italiano, lo
spedizioniere Nino Arcidiacono e i suoi collaboratori;
estromisero il sindaco mettendo al suo posto un Commissario;
aprirono le sezioni del partito fascista.
Intanto i capi delle famiglie benestanti di Riposto abbracciarono
le nuove idee fasciste e si riunirono intorno a due
raggruppamenti dello stesso partito di cui una faceva capo al
segretario politico ripostese che si richiamava al catanese on.le
Carnazza e un'altra contraria, che faceva capo ad un altro uomo
politico ripostese.
Nel 1936 si potè realizzare solo in parte il piano regolatore
del 1920 che prevedeva la zona industriale.
Da quel momento le condizioni economiche della città subirono un
collasso: l'agricoltura, l'industria e il porto quasi sparirono.
Al fascismo non interessava questa parte della Sicilia mentre
l'attività politica ripostese, in questo periodo, ruotava
attorno all'on.le Achille Arcidiacono, cap. di Lungo corso, il
quale proveniva da un'eroica famiglia di Ripostesi che in guerra
e in pace, in terra e in mare si erano coperti di gloria.
Quando l'on.le Arcidiacono fu eletto sottosegretario alla Marina
Mercantile in un governo Mussolini, sembrò che per Riposto
potessero ritornare i tempi buoni, ma le ottime intenzioni
dell'on.le Arcidiacono rimasero solo tali, giacché le sue
proposte di aiuti finanziari per Riposto non furono ascoltate ed
il popolare eroe, allora, si fece promotore insieme al podestà
giarrese del tempo Giuseppe Vasta Parisi, della fusione dei due
Comuni Giarre e Riposto con R.D. del settembre 1939 in uno solo,
con il nome di Jonia.
La nuova città occupava un'area di 40,38 Km aveva una densità
complessiva di 752 abitanti per Kmq ed era formata dai seguenti
centri: Jonia (Giarre), Jonia Marina (Riposto), popolazione 17.778,
Macchia pop. 2250, S. Giovanni Montebello pop. 1.161, Torre
Archirafi pop. 830, Trepunti pop. 320, Carruba pop. 271. Il
comune di Jonia ben presto cambiò nome in Giarre-Riposto; poi a
causa di polemiche sull'accentramento dei servizi pubblici a
Giarre (ma in realtà per le differenti origini e per la diversa
estrazione sociale della popolazione dei due centri principali);
con la caduta del fascismo, nel dopoguerra (1946) Giarre e
Riposto tornarono comuni autonomi con i primitivi nomi appunto di
Giarre e Riposto.
Mentre Mussolini diventava sempre più estremista e portava nel
1940 l'Italia alla seconda guerra mondiale, a Riposto si
manifestavano segni latenti di opposizione dovute al fatto che
tutte le famiglie ripostesi avevano di già il loro lutto per un
parente morto in guerra; cosicché quando gli Americani nel 1943
sbarcarono a Gela e Inglesi con Canadesi occuparono la Sicilia
Orientale, non trovarono resistenza da parte dei locali di
Riposto. Il paese affamato, stanco, duramente colpito dalle bombe
per essere stato lungo la costa in parte fortificato (Torre
Archirafi) dai Tedeschi e in parte minato (spiaggia di S. Anna),
era diventato un cumulo di rovine. Mentre prima i Tedeschi
avevano il loro quartiere generale nel Palazzo Pasini, i nuovi
arrivati, gli Inglesi, si accamparono in Piazza Matteotti e nella
villa Pantano.
La resistenza ripostese al regime fascista e ai Tedeschi si
sviluppò in Emilia con Giuseppe Scrofana, il militante
socialista che riforniva sulle montagne i suoi compagni
partigiani con A. Vinci e con altri ripostesi che piú volte
furono in carcere e poi liberati dai partigiani. Ma anche la Val
Venosta vide all'opera partigiani ripostesi.
Quando nel febbraio 1944 gli alleati consegnarono la Sicilia alla
amministrazione italiana, si formò l'Esercito Indipendentista
Siciliano.
Molti ripostesi fecero proprio tale movimento che nel 1947 alla
prima elezione parlamentare siciliana aveva ottenuto il 10 per
cento dei deputati.
Ben presto però, per mutate situazioni politiche ed in parte per
l'autonomia data alla Sicilia nel maggio 1946, l'indipendentismo
siciliano incominciò il suo tramonto e i dirigenti ripostesi di
questo movimento passarono in partiti di centro-destra.