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Nome |
BELLAVEDOVA |
Altri nomi volgari |
Bocca di lupo, Iride vellutata. |
Taxon |
Hermodactylus tuberosus (L.) Salisb. |
Famiglia |
Iridaceae |
Etimologia |
Il primo termine del binomio deriva dal greco Hermes = Mercurio e dactylos = dito, ovvero dito di Mercurio in riferimento ai tubercoli digitati del rizoma; esso nell’antica Grecia indicava la porzione sotterranea di una pianta medicinale non identificata. Il secondo termine è riferito al rizoma tuberizzato. |
Caratteri botanici |
Pianta erbacea perenne con rizoma sottile provvisto di 2-4 tubercoli di aspetto digitato, dal quale, sul finire dell`inverno, si sviluppano alcune foglie lineari lunghe 3-6 dm. In primavera, fra le foglie emerge il fusto, alto non più di 30 cm, che produce un unico fiore, piuttosto caratteristico, avvolto parzialmente da una spata, e simile a quello del Giaggiolo, ma con tepali esterni di colore nero-purpureo e tepali interni verde-giallastro. Il frutto è una capsula obovata senza setti. |
Habitat |
La Bellavedova si rinviene nelle boscaglie e nelle garighe dell`Italia centro-meridionale (esclusa la Sardegna), dal livello del mare fino a ca. 1500 m di quota. |
Parti commestibili |
Si consuma, fondamentalmente, il rizoma tuberizzato, ricco di amido e chiamato patatella a Randazzo, buttuni a Linguaglossa e Castiglione, ovu a Milo e patacchedda a Ragalna. Per la sua estrazione dal terreno è indispensabile una zappetta. Si utilizza, inoltre, meno comunemente il peduncolo fiorale. |
Uso alimentare |
Lessi Arrosti
I rizomi della Bellavedova si consumano arrostiti alla brace oppure bolliti in acqua e sale dopo aver tolto la pellicina esterna.
Nel territorio in esame l`uso alimentare dei rizomi della Bellavedova è limitato solo ad alcune aree ben localizzate, quali Linguaglossa, Castiglione e Randazzo. In molte altre località, la pianta, pur presente e nota, non trova alcun impiego alimentare.
Il peduncolo fiorale non ha un vero e proprio impiego gastronomico, ma si assapora masticandolo crudo per il suo succo di sapore dolce; per questo motivo, nelle campagne di Linguaglossa, la pianta è chiamata Sucamele. |
Commercio |
BELLAVEDOVA |
Diffusione |
In tutte le pubblicazioni di fitoalimurgia consultate la Bellavedova non è citata come pianta alimentare, ad esclusione di un lavoro di BRANCA (1991) nel quale, però, si accenna all’utilizzo della porzione fiorale. |
Osservazioni |
- La Bellavedova e l`Istrice.
I rizomi della Bellavedova, altamente ricchi di sostanze nutritive, costituiscono uno degli alimenti preferiti dall`Istrice (Histrix cristata L.). Questo robusto roditore li dissotterra scavando con le sue robuste unghie buche che lasciano inconfondibile traccia della presenza dell`animale nel territorio. |
Nomi dialettali |
Adrano: |
Specie ritenuta non commestibile nel territorio
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Belpasso: |
Specie ritenuta non commestibile nel territorio |
Biancavilla: |
non rilevato |
Bronte: |
Specie ritenuta non commestibile nel territorio |
Castiglione: |
Buttuni di jaddu |
Linguaglossa: |
Sucameli, Buttuni di jaddu |
Maletto: |
Specie ritenuta non commestibile nel territorio |
Milo: |
Cricch`ê addu |
Nicolosi: |
Specie ritenuta non commestibile nel territorio |
Pedara: |
Specie ritenuta non commestibile nel territorio |
Ragalna: |
Cantaliaddi, Cantajaddu, Canta addu |
Randazzo: |
Castagnotto |
San Giovanni: |
Specie ritenuta non commestibile nel territorio |
Santa Venerina: |
Specie non rinvenuta nel territorio |
Zafferana: |
Pizzicaladdi |
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