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Le Erbe spontanee commestibili del territorio Etneo
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Il territorio etneo è ricco di piante erbacee spontanee molte delle
quali, assieme ai funghi ed ai frutti di bosco, fino ad un passato non troppo
lontano rappresentavano una fondamentale risorsa alimentare per le popolazioni
locali (contadini, boscaioli, pastori, ecc.). Infatti, era prassi quasi
quotidiana andare per le sciare, le timpe, i coltivi ed i boschi in cerca di
verdure selvatiche.
Tale abitudine alimentare, principalmente, traeva origini da uno stato di
necessità, data la cronica indigenza in cui versava la popolazione
rurale e talora quella cittadina. Pure i cacciatori avevano l'abitudine di
raccogliere piante selvatiche che trovavano nel loro girovagare.
Si cercavano verdure selvatiche anche per variare la dieta giornaliera,
principalmente a base di pasta, carne e legumi, e per la mancanza delle diverse
varietà di ortaggi carnosi, multicolori ed esotici che oggi si trovano,
invece, in bella mostra nei negozi di frutta e verdura.
Da questa abitudine alimentare, attraverso i secoli, è giunto fino a noi
un imponente patrimonio culturale, tramandato di generazione in generazione.
Esso consiste di vari elementi:
1) i nomi dialettali con cui sono indicate le singole verdure;
2) gli usi gastronomici mediante cui queste vengono (o venivano) consumate;
3) le credenze che ruotano attorno a qualcuna di esse.
Nonostante la vastità e l'importanza di tale patrimonio culturale, la
"civiltà delle macchine" esclude dalla sua logica questo
aspetto relativo alle tradizioni locali.
A tal proposito, PIGNATTI (1971) afferma, a proposito delle piante utili della
flora italiana, che "è prevedibile che nel giro di una generazione
si sarà perduta perfino la memoria di quanto una volta l'uomo sapeva
ricavare dal mondo vegetale; questo rappresenta una perdita netta, un ritorno
all'ignoranza (.....), un passo indietro nelle nostre conoscenze, che non
dovrebbe venire tollerato, tanto meno in questo secolo di lumi".
Trovandoci pienamente d'accordo con quanto afferma Pignatti e constatando con
rammarico che, a distanza di qualche decennio, le sue previsioni si stanno
avverando, desiderosi di salvare quanto ancora resta delle tradizioni etnee,
abbiamo creduto opportuno intraprendere una ricerca etnobotanica sulle verdure
selvatiche del territorio con i seguenti fini:
a) censimento delle specie commestibili;
b) recupero degli etimi dialettali che designano i singoli erbaggi;
c) rilevamento delle caratteristiche gastronomiche;
d) segnalazione di un eventuale peso economico;
e) rinvenimento delle implicazioni sociali, folcloristiche e agronomiche
connesse con l'uso delle verdure.
La ricerca in esame ha comportato numerosi rilevamenti sul campo, svariati
colloqui con la gente del luogo e alcune verifiche presso lo "Schedario
dell'Opera del Vocabolario Siciliano" dell'Università di Catania.
Gli apporti più fruttuosi sono venuti dalle persone più anziane;
mentre, pur rammaricandosene, la maggioranza dei giovani (salvo rare e lodevoli
eccezioni) non possedeva alcuna nozione su questo aspetto delle tradizioni
locali.
Per quanto concerne il rilevamento degli usi gastronomici delle verdure non ci
limitiamo in quest'opera a riportare solo quelli locali etnei, ma dove è
stato possibile li abbiamo confrontati con analoghi usi presenti nelle
tradizioni di altri contesti geografici italiani.
A tal proposito ci siamo serviti di svariate fonti che vengono riportate in
bibliografia.
Tutti i dati raccolti nelle inchieste, le osservazioni fatte in campagna e le
notizie attinte dalla bibliografia sono stati elaborati e raccolti in schede,
ciascuna contenente, oltre al nome scientifico della specie, i nomi volgari e
dialettali, la famiglia d'appartenenza, i principali caratteri botanici, la
distribuzione in Italia, la parte commestibile, gli usi alimentari locali e
nazionali, l'eventuale commerciabilità e, infine, alcune notizie
inerenti le credenze, le usanze e gli usi non alimentari dell'entità
presa in esame.
Consulta le schede delle piante alimurgiche
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