Piante da fibra
L'uso delle piante per ricavarne fibre è pressoché contemporaneo
alla comparsa dell'uomo. Nella preistoria, i primi uomini probabilmente
già usavano strisce di corteccia degli alberi come corde.
Sono molte le piante che producono fibre utilizzabili commercialmente
o artigianalmente. I possibili impieghi vanno dalla fabbricazione della
carta alla confezione di prodotti tessili (tessuti, cordami, stuoie, imbottiture),
dalla produzione di materiale isolante a quella di spugne vegetali.
Alcune caratteristiche chimicofisiche delle fibre sono molto importanti
nel definirne la qualità e soprattutto la destinazione ai diversi
impieghi, in particolare la grossezza e la lunghezza, la tenacità
e l'igroscopicità, come pure la flessibilità, l'elasticità,
la tingibilità.
Le fibre vegetali tradizionali, adoperate per la confezione di tessuti
e cordami o come materiale per imbottiture (cuscini, materassi, ecc.),
si possono ricavare, a seconda dei casi, da materiale proveniente da diverse
parti di pianta, il quale può essere ridotto in fili sottili, flessibili
e resistenti mediante opportune operazioni di filatura.
Le fibre sono costituite prevalentemente da cellulosa, con una quantità
variabile di lignina che, però, rendendole dure e ruvide, si tende
ad eliminare durante la lavorazione.
Dal punto di vista commerciale, in base alla provenienza e alla quantità
di lignina presente, le fibre vegetali si distinguono in tre categorie.
- Fibre superficiali esterne: cotone, kapok, falso kapok.
- Fibre tenere: lino, canapa, juta, ramié.
- Fibre dure: sisal e abaca.
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